Questa esperienza è stata qualcosa di nuovo per noi, che siamo diversi; che abbiamo riprovato a fare un evento in un quartiere dopo la pandemia, che non sapevamo cosa sarebbe successo. Che ci abbiamo creduto mentre non ci credevamo. L’adrenalina dell’artista? La prerogativa di chi lavora con il “niente”.
Vi immagino pensare solo al momento di progettazione dell’evento al Parco Ventaglieri, ma parte tutto da molto prima, da un laboratorio dell’Accademia di Belle Arti, dai tavolini dei bar di Napoli, dalle videochiamate di gruppo su zoom, dalle camere di una casa studenti in affitto fino alla nostra sede (Spazio tra) e qui dentro in questo articolo. Abbiamo attraversato diversi contenitori.
Siamo un collettivo artistico formato da 13 individui. Siamo un prolungamento di un progetto che da 10 anni parla di relazione come motore e cuore pulsante di qualsiasi azione comunitaria, proposta al territorio. È per questo motivo che dalla vittoria di un bando europeo, come artisti, abbiamo voluto dar vita a un progetto a Napoli che avesse come tema, lo strumento della relazione.
Abbiamo costruito Spazio Tra, uno spazio di formazione e co-progettazione artistica, uno spazio relazionale, centro operativo nel cuore di Napoli, a piazza Dante, in cui conosciamo Morena, videoartista che farà delle riprese per noi il giorno dell’evento e in cui hanno preso forma una serie di attività e dispositivi con l’obiettivo della riattivazione del quartiere di Montesanto (il quartiere di partenza della nostra proposta progettuale).
Ridimensionarsi
Non sarebbe stato possibile in questa prima tappa progettuale comprendere l’intero quartiere citato sopra, troppo ricco di situazioni e realtà complesse al suo interno. Tutto questo avrebbe richiesto un gran numero di addetti ai lavori per attivare un’azione davvero efficace.
Abbiamo immaginato in grande, ma suddiviso in piccoli step il lavoro sul territorio, così per iniziare ad esplorare e tastare il terreno.
Dunque cosa abbiamo fatto? Abbiamo deciso di mettere un primo punto ideale sulla mappa del quartiere: Il “Parco Ventaglieri” e abbiamo iniziato il lavoro insieme alla comunità che se ne prende cura: lo Sgarrupato, Eta Beta, Spazio DAMM, Spartak San Gennaro, Ass. Mammamà, Ass. Parco Sociale Ventaglieri, Ass. Terra Mia, il Centro Giovanile che ci hanno accolto e reso possibile l’evento, grazie alla fitta rete sociale e di relazioni che, con impegno e fatica, hanno saputo tessere intorno al Parco Sociale Ventaglieri e al servizio del quartiere Montesanto.
Aggregarsi.
La consapevolezza e la paura di andare in avanscoperta in tredici, nel quartiere e nel progetto, aveva la stessa portata di un viaggio su Marte.
L’esperienza di anni di lavoro con #CUOREDINAPOLI è stata la base del nostro percorso, il nostro bagaglio di strumenti e di pratiche di cui eravamo dotati, ma allo stesso tempo, dopo due anni di pandemia, c’erano molti dati e informazioni che ci hanno portato di fronte ad una nuova realtà. Inevitabilmente qualcosa è cambiato. Camminavamo con l’esperienza di un’azione artistica sul territorio, messa in pratica con altre 100 persone e il supporto di un’istituzione, dentro la realtà di un presente, fatto di sole 13 persone. L’aggregazione è stata la chiave.
Siamo partiti dai nostri satelliti, altri elementi con il corredo genetico simile al nostro: Fabio, Davide, Matteo, Alfredo ex studenti e professori del corso di Nuove Tecnologie dell’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, e una grande fetta degli attuali studenti del corso, dal primo all’ultimo anno, persone con cui ci capiamo con uno sguardo.
Abbiamo attivato dei laboratori per avvicinarci a chi aveva la curiosità di fare rete e lavorare con le relazioni: Giorgia e Francesca. Abbiamo incontrato chi, come noi, si è attivato con un progetto per la città di Napoli: MiQ, Niutopia, S.E.M.I, BicycleHouse, Visionary Days, Agoghè, L.I.RE. Kalamos, Onda Napoletana, realtà fatte da persone che, sognano, attraversano e si alleano per trovare un nuovo modo di fare le cose, di essere cittadini, di fare progetti e immaginare nuovi possibili scenari.
Per strada abbiamo incontrato i commercianti, gli abitanti e chi ogni giorno vive Montesanto.
Abbiamo raccontato, spiegato e invitato ad essere parte di questo progetto.
Abbiamo cercato di portare sul web lo stesso racconto, per far capire al meglio quello che per noi è un modo di poter cambiare le cose, attivarsi insieme, fare squadra e rendere concreti quegli scenari che ognuno di noi immagina per il proprio quartiere.
Ci siamo mossi nello spazio virtuale, insieme a chi ogni giorno ci mette la faccia e racconta la propria realtà, esponendosi dalla finestra dei social media e condividendo informazioni ed esperienze personali: Pasquale_Monda, Lellaprofile, come__ungirasole, matacena_ph, _diariodiunosmemorato, serenafreak, luciapalermo, marescuro, antoniodimaiolo che ci hanno supportano nel racconto e nella costruzione di questa scultura relazionale che vive di bit e atomi, l’evento stamm’ sott’ ‘o cielo.
Parliamo di una vera e propria scultura antropologica; che non è altro che un insieme vivo e in continuo mutamento di azioni, persone, aggregazione ed eventi che porta chi la vede e ne fa parte, a sentire ancora più forte il senso di appartenenza e sentire concretamente la forza e la potenza di un’azione collettiva, positiva e coordinata per cambiare (si spera in meglio) le cose.
Un nuovo sistema – Alleanze tra satelliti.
Dopo la pandemia si è attivato un sistema fatto di organismi diversi, sparsi sul tessuto cittadino ma connessi da un continuo passaggio di informazioni e scambi di supporto. L’alleanza tra i diversi sistemi che ci circondano, è stata la chiave che ci ha permesso di rendere possibile questo evento e non farci fermare durante tutto il processo di realizzazione. Se prima ci era chiaro, ora dopo aver messo in pratica questo continuo coordinarsi tra realtà, conoscersi e attivarsi nei compromessi, è stato possibile vedere la visione. La potenzialità del sistema relazionale fatto di organismi che condividono gli intenti.
Rete.
Ci siamo resi conto che qualcosa di nuovo sta nascendo, una modalità che richiama a sé la costruzione di una scultura fatta da più comunità, che collaborano insieme. In cui ogni elemento porta con sé una pratica, un punto di forza che si potenzia e moltiplica quando trasmesso all’entità collettiva. Un insieme che si costruisce da un continuo attivarsi tra forze diverse che si muovono nella stessa direzione per poi convergere ed esplodere in una scintilla. Un evento.
Costruire un’opera relazionale che non incarica più una singola entità ma in cui l’apporto lavorativo si distribuisce su più comunità per dare la possibilità a tutti di sentirsi parte della progettazione, prendersene carico ed entrare in tutto il processo dal principio e non soltanto sul finale.
In questo viaggio su marte siamo partiti in tredici ma siamo tornati in molti di più, mai più gli stessi.